La politica di gestione delle aree protette nell’arco alpino ha già compiuto 100 anni. La classica tipologia di area protetta, come quella dei parchi nazionali e delle riserve naturali, è stata nel tempo completata da nuove forme di gestione senza preoccuparsi di fornire una coerenza tra le obiettivi di gestione e la prassi. Oggi le Alpi sono ricoperte da un mosaico di aree protette gestite in modi molto diversi, i cui obiettivi non sono necessariamente comparabili da uno Stato alpino all’altro, persino quando portano lo stesso nome.
ALPARC è dal 1995 la piattaforma di cooperazione dei gestori delle aree protette alpine nel quadro della Convenzione delle Alpi, e dal 2015 anche nel quadro della SUERA. È quindi naturale che si concentri sulla questione dello sviluppo di nuove forme di gestione delle aree protette. ALPARC mira in questo contesto a rafforzare la cooperazione fra gli Stati alpini e a favorire il processo attraverso il coinvolgimento diretto dei gestori di aree protette e delle autorità dalle quali essi dipendono.
Diverse riflessioni sono già state avviate sulla gestione delle aree protette nelle Alpi, anche da parte di grandi organizzazioni internazionali come l’UICN o il WWF. Tuttavia, queste riflessioni di solito non affrontano le “specificità delle Alpi”.
La motivazione e la necessità del progetto Alpine Parks 2030 sono ben descritte in un articolo recentemente comparso sulla rivista “Natur und Landschaft”:
«Le aree protette sono un elemento fondamentale della protezione della natura. Le grandi aree protette hanno la vocazione di contribuire al mantenimento della biodiversità, ma non sempre ci riescono. Più lo status di protezione è alto, più le aree protette sono limitate a siti antropizzati di alta montagna. Nelle zone boschive si riscontrano mancanze, così come nei dintorni dei corsi d’acqua prossimi allo stato naturale, e più in generale nelle pianure, soprattutto in zone periurbane. A livello geografico si osserva un deficit di grandi aree protette nei contrafforti orientali delle Alpi, nel settore preligure e al confine delle Alpi occidentali. Fra l’altro le aree protette situate nella zona di transizione fra le Alpi e le Prealpi sono molto isolate le une dalle altre per la presenza di valli dominate da pratiche agricole intensive. Per concludere, la diversità dei concetti e degli obiettivi rende difficile il confronto fra i diversi paesi alpini. Nuovi tipi di parchi potrebbero fare da modello per una protezione estensiva della natura. Sarebbe anche auspicabile creare grandi zone di natura selvatica. I parchi del futuro devono anche diventare uno strumento vitale per l’implicazione della popolazione locale, oltre che dei modelli per una ripartizione equa dei costi e dei benefici fra città e campagna.» (Broggi M., Plassmann G., Jungmeier M., Scherfose V., Solar M., 2017)
Questo articolo descrive la situazione attuale. Il progetto è quindi motivato dalla volontà di proporre, sulla base di questa constatazione, soluzioni per colmare le lacune della rete delle aree protette nelle Alpi. Mira anche a stabilire i punti fondamentali di una cooperazione rafforzata fra le aree protette alpine, allo scopo di creare una rete coerente di aree protette dotate di strumenti di gestione ampiamente armonizzati e quindi più efficaci. Anche le specificità regionali e locali saranno tenute in conto durante lo svolgimento del progetto.
Alla fine del progetto, ALPARC proporrà, in occasione della Conferenza delle Alpi 2021, raccomandazioni e modelli per una politica di protezione spaziale nelle Alpi orientati e consoni alle necessità del XXI secolo.
Questo progetto è sostenuto dal Ministero dell’Ambiente, della Protezione e della Sicurezza Nucleare della Germania.